vini, persone, territori, tradizioni

vini, persone, territori, tradizioni

2001 Odissea nello spazio – 10 vini da portare sull’astronave

Un ringraziamento speciale a Laura Zini (Delegato Ais Reggio Emilia e Vicepresidente Ais Emilia) che ha magistralmente condotto la nostra astronave in questo viaggio sensoriale alla scoperta di un pezzo di storia enoica, l’annata 2001, nell’interpretazione di diversi stili, vitigni e territori. La degustazione si è svolta domenica 16 febbraio 2014 nel ridotto della Fonderia a Reggio Emilia nel corso della 6a edizione di Sorgentedelvino LIVE. Abbiamo chiesto a Laura Zini di raccontarci il suo viaggio, ecco quindi le sue note di degustazione per chi vuole ricordare e per chi non era presente.

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2001, Annata che oggi a buon diritto, possiamo definire, dalle straordinarie potenzialità, caratterizzata da un andamento climatico regolare e positivo. In Vigna l’andamento climatico si è dimostrato complessivamente equilibrato, con un inverno piuttosto piovoso e qualche provvidenziale pioggia estiva in luglio, che ha consentito ai vigneti di superare, nel migliore dei modi, i mesi clou dell’estate, di per se molto caldi e siccitosi. Un Settembre e ottobre, di vera e propria rifinitura, con clima ottimale per la maturazione delle uve. La vendemmia leggermente anticipata, ha permesso di avere frutti di notevole equilibrio fra maturità, struttura e aromaticità fenolica.

In cantina le fermentazioni molto regolari, hanno dato vita a Vini caratterizzati da struttura leggermente inferiore alle annate più calde ma dotati di grande finezza e ricchezza aromatica, patrimonio che oggi possiamo godere appieno, e che ci può far dire che non sempre il considerato grande mantiene le promesse quanto un silenzioso e metodico lavoro, quello che proprio il 2001 ha fatto sui suoi figli, germogli, foglie e grappoli, della natura.

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I singoli vini in degustazione

2001-degustazione-casacaterinaiIl primo vino degustato, è quello di Casa Caterina – Brut Sec Demy Out Style 2001, vino da sole uve Pinot Nero, che, per scherzo di natura, non ebbe modo di rifermentare totalmente in bottiglia, rimanendovi tuttavia chiuso, per altri 11 anni (2012/2013), non di certo un carcerato forzato, in quanto, pare invece, la bottiglia, essere stata alcova, da cui il vino non sarebbe più voluto uscire, oggi infatti le sensazioni generali, sono di un tale equilibrio gusto-olfattivo, e bellezza visiva, sorprendenti, nei riflessi ancora verdi, che il vino riesce a proporre in tutte le sue parti. Un vero giovinetto, che corre scalzo a giocare fuori, incontrando il nostro olfatto divertito, nell’accogliere sentori floreali freschi (mughetto e gelsomino), accordati a sentori stranamente aromatici, e per nulla varietali, che solo la pazienza del tempo ha saputo estrarre dal Pinot Nero, un’essenza femminile, che mai avremmo detto possibile in questo vitigno.

L’azienda condotta dal vulcanico Aurelio Del Bono anche nel suo vino più orientato al mercato, (per sua stessa ammissione) non scende a compromessi, non facendo uso di dosaggi e rimanendo non meno di 60 mesi in permanenza sui lieviti. Aurelio si sta dedicando anche al Rebo, poiché in zona i terreni risultano particolarmente vocati per la coltivazione di questo vitigno, e numerose sono anche le altre sperimentazioni ed esperienze che sta portando avanti, dal Moscato Rosa all’Incrocio Manzoni, in botte anche un Pinot Meunier con il quale Aurelio sogna di proporre in futuro uno spumante monovitigno dall’inusuale ed accattivante colore tra l’ambrato e il rosa antico.

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Le Rocche del Gatto – Spigau Crociata 2001, di nome e di fatto, la Crociata alla difesa di un territorio, quello di Albenga, nel tempo defraudato dei suoi valori, nella spasmodica produzione florvivaistica. Fausto De Andreis, mette in campo un ingegno leonardiano, nel ricercare, curare e riattivare l’essenza della terra. Il suo Spigau, ben felice di reggere il tempo, e di riproporsi nelle verticali più ardite, esce da questa concezione alta di intenti, che, all’epoca di partenza di questa azienda, appunto, fine anni 90, poteva sembrare Don Chisciottesca, ma che oggi, dimostra nei vini, una scommessa totalmente vinta.

Uve rigorose liguri, lavorate con la massima attenzione a preservarne le caratteristiche varietali e territoriali, da annoverare anche il rosso Macajolo, ottenuto dalla varietà Ormeasco, e il Vermentino della Riviera Ligure di Ponente. Il nostro Spigau si presenta oro liquido nel bicchiere, di assoluta vitalità e dinamismo, frutto di riflessi color camomilla a spiegarne dote e freschezza, all’olfatto il pepe bianco incontra la macchia mediterranea (timo, santoreggia) e le spezie orientali, con ondate minerali iodate e frutto sciropposo di pesca e melone giallo, il gusto sinfonico, reca lunghe scie gusto-olfattive, riscaldate da una calibratissima spina dorsale caldo-glicerica. Un nobilissimo figlio di terra ligure, ancora nel pieno del suo sviluppo, vino da tenere in una cornice aurea di ricordo.

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2001-degustazione-cotarCambiamo totalmente stile e registro nel Cotar – Malvasia 2001 dell’altipiano Carsico, che si estende tra la valle del Vipava (Vipacco) ed il golfo di Trieste. Un paesaggio pietroso e selvaggio, brullo e caldo, ventoso ma mite, in cui da nord arriva la bora, dal mare il vento “mornik” e dove crescono le querce, fra le rocce anche corniole, pini marini, rosa canina e ginepro; su questa terra rossa, e calcarea, particolare del Carso, cresce e fruttifica meravigliosa la vite.Vigna, cantina e casa sono situati ad ovest , nel villaggio di Gorjansko, a 5 km dal mare. Nonostante la famiglia avesse una tradizione vinicola , la fattoria è sorta dal nulla. Circa 30 anni fa, nel 1974, i primi vini erano destinati al consumo nell’osteria, il teran (terrano) ed un bianco del Carso (kraško belo). Le prime produzioni sono state imbottigliate nel 1990 (annata 1988). L’Estensione del vigneto di Malvasia è di 1,2 ha, lavorato in biologico, a Guyot, su 7000 ceppi per ettaro. Forza e carattere si percepiscono in ogni piega del vino, già il colore appare leggermente ambrato, ma lucidissimo.

L’olfatto vede l’aromaticità del vitigno, in ricca veste ebanistica, le resine e gli incensi, incontrano infatti i temi varietali delle foglie di rosmarino e timo. Il gusto, anche opulento, propone il sorso di questi luoghi, pietra minerale, calore, ma anche natura dinamica dell’acidità. Altri vini prodotti: Sauvignon, Vitovska, Terrano (Refosco) anche Spumante, Terra Rossa (uvaggio bordolese e Terrano).

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2001-degustazione-castelladaPoco lontano il Collio Goriziano della Castellada – Sauvignon DOC 2001. 10 Ettari, a 180 m.slm, su terreno di Argilla Marnosa, in cui le vigne (Kastelada, Polje, Dolinca, Hrib, Vrh) si differenziano come nutrici specializzate nell’allevamento degli autoctoni friulani (Ribolla Gialla, Tocai Friulano, Chardonnay, Sauvignon, Pinot Grigio, Merlot, Cabernet Sauvignon, allevati a Guyot singolo e doppio). Oslavia è da considerarsi Grand Cru per Sauvignon e non solo, proprio dove nasce il Collio goriziano con microclima unico per ventilazione ed escursione termica. Il suo terreno è la cosiddetta “ponca”, composta da stratificazioni arenacee e marnose di origine eocenica.

Il colore del nostro Sauvignon, è oro caldo e antico, luminoso e solare, non ancora intaccato, da temi ossidativi, i caratteri gusto-olfattivi salati e minerali, rappresentano proprio il carattere di Oslavia e qui si arricchiscono di frutto raffinatissimo dolce (arancio e mandarino) e note speziate orientali (zafferano e curry). Il gusto mette radici, e propaga sulle papille importanza e lunghezza aromatica, pur senza proporre le consuete sensazioni vegetali e selvatiche del vitigno.

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Vigne dei boschi – Albana Monterè 2001, siamo a Valpiana di Brisighella, sulla dorsale Appenninica, al confine con la Toscana, ad un’altitudine già di 400 metri s.l.m. Nel 1989 Paolo Babini, acquista territori non convenzionali per la produzione dei tradizionali vitigni romagnoli, cercando di rendere diversi i consueti retaggi di questi vini, non propriamente ritenuti nobili; oggi la proprietà possiede 35 ettari di cui 6,5 a vigneto e già prima dell’acquisto, fu fatto uno studio, climatico e geologico, per individuare un’area adatta alla produzione di vini di alta qualità. L’azienda si dispone oggi, su poggi a diverse altezze (variabili da 250 m a 500 m s.l.m.) incastonati in boschi a microclima differente, e con la scelta di dedicare e legare, ogni vitigno al suo miglior cru , scegliendo per il Sangiovese addirittura la forma antica dell’alberello romagnolo, con, tuttavia l’alta densità, di 8000 piante per ettaro. L’Albana, ha cloni ripresi da un vecchio vigneto presente in azienda di oltre 50 anni, con grappolo piccolo e spargolo, la vigna MONTERE’ è esposta a NORD EST, in terreno bianco calcareo, allevata a GUYOT, a 3.000 ceppi per ettaro.

Il colore ambrato della nostra Albana, in formato Magnum, farebbe presagire ad uno stato ossidativo poco confortante, tuttavia tenuto in piedi da luce e brillantezza invidiabili. L’olfatto invece, ha colori vividi e freschi, solo accompagnato da note di fieno e frutta disidratata, a segnare un dialogo delle parti molto affascinante, qua e là battute fresche, qua e là, più serie e sincere. La bocca vibra di acidità nitida e beverina, a rendere suadente e leggero, un corpo che non appare per nulla appesantito dall’altissima alcolicità indicata in etichetta.

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2001-degustazione-villabelliniVillabellini – Valpolicella Classico DOC 2001, suolo tufaceo, nel Cru di Castelrotto, cuore storico della Valpolicella Classica. La raccolta delle uve è, ovviamente, manuale, la fermentazione alcolica spontanea, con macerazione lunga sulle bucce. Questo è l’unico vino ad avere realmente risentito del tempo, ma d’altronde, trattasi di un Valpolicella Base, minimamente pensato per l’affinamento o la durata in bottiglia. Quindi proviamo ugualmente l’assaggio, pur vedendone i limiti espressivi già nel colore, aranciato-mattone, opaco.

L’olfatto ha segni di senescenza, ma comunque non dimentica di riportarci ricordi di gioventù, qualche accenno di piccoli frutti rossi, amarene e visciole, ancora si scorgono, e al gusto, un pò di beva ancora possibile, certamente segnata dall’alcolicità in dissonanza. Curiosità soddisfatta di conoscenza.

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2001-degustazione-valpaneCantine Valpane – e la sua Barbera superiore del Monferrato DOC 2001, proprio nel cuore del Monferrato, l’antica cascina del ’700 piemontese, si estende su una superficie di 30 ettari, proprietà famiglia Arditi dall’inizio del ’900, con vini che furono premiati alle fiere di Digione e di Bordeaux di fine 800, e già da prima esportati in Belgio e in Svizzera.Le viti, condotte con il sistema Guyot basso con una densità di 4550 viti/ettaro, in parte risalgono agli anni ’30 e ’60 e in parte sono di nuovissimo impianto. I nuovi impianti, e anche la sostituzione dei vecchi, prevedono il recupero e la selezione dei vecchi vitigni.

La sua Barbera convince tutti, il color granato, è comunque lucente e luminoso, l’olfatto pieno e appagante, nel frutto rosso intenso, maturo e lievemente etereo. Il gusto affidabile e lungo, è addolcito da buone glicerine e da un tannino moderatissimo ma presente in ogni spazio. Un calice di vera tradizione e autenticità.

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2001-degustazione-gulfiCon Gulfi siamo teletrasportati agli antipodi italiani – il Nerobaronj Sicilia IGT è un Nero d’Avola 2001 di purezza e stile. Qui Vito Catania ha in mano il testimone della tradizione viticola e olearia di famiglia, in cui l’innovazione si sta armoniosamente inserendo. L’azienda è il frutto di un lavoro iniziato nel 1996 con la collaborazione di Salvo Foti. Oggi conta circa 70 ettari vitati nei migliori territori della Sicilia Orientale.I vini provengono da vecchie vigne nelle contrade più antiche e rinomate di Pachino, in Val di Noto: Maccari, Bufaleffi, Baroni e San Lorenzo. Qui nascono i Cru: Neromaccarj, Nerobufaleffj, Nerobaronj e Nerosanlorè. La coltivazione ad Alberello , essenza pura della Sicilia vitivinicola, è stata ripresa e intensificata, essa è l’unica forma di allevamento della vite che permette, in un clima estremo, di ottenere vini di grande finezza e complessità, integrandosi perfettamente con l’ambiente naturale e non necessitando di prodotti chimici invasivi e di irrigazione, qui la densità raggiunta è di 7000 ceppi per ettaro, di difficile gestione, poiché totalmente manuale.

ll Nerobaronj è uno storico cru di Pachino dal carattere sottile e penetrante. La trama tannica particolarmente dolce e sottile, affiancata da una generosità di frutto e ad una pienezza di corpo avvolgente, esaltano uno spettro aromatico di rara nettezza, fortemente incentrato sulle note più eleganti delle spezie e delle tonalità vegetali del cappero, origano ed eucalipto, esaltati insieme dalla ferrea componente minerale scura e profonda. Il gusto propone una tannicità fitta e intrisa di tutte le incidenze mediterranee olfattive, dalla lunghissima e vibrante coda aromatica.

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2001-degustazione-bocchinoEugenio Bocchino – La Perucca Nebbiolo d’Alba DOC 2001 di La Morra, nelle cui vigne i titolari coltivano erba! L’Azienda Agricola nata nel 1997, ha piccole dimensioni , 5,5 ettari vitati, distribuiti in sette vigneti nei comuni di La Morra, Verduno, Roddi e Alba. La reggono Eugenio e Cinzia, che producono annualmente 22.000 bottiglie di vino. Il vino più rappresentativo della cantina è proprio il Nebbiolo d’Alba La Perucca, appena fuori dai limiti produttivi dei blasonati fratelli di queste zone.

E’ un vino che non mente la sua natura Piemontese moderna, fatta da intensità ed eleganza olfattive, derivanti da un sostegno vegetale boschivo, anche di natura eterea, di assoluta eleganza, con interessanti accordi floreali. Il gusto dimostra, ancora, una non completa maturazione, il tannino astringe e asciuga, morde e non permette alle componenti morbide, di essere intercettate e percepite. Un Nebbiolo che non permette quindi, ora, una nitida visione delle sue capacità.

Da rivedere sicuramente tra altri 2 anni, per seguirne la lenta evoluzione. Per questo quindi, ci prendiamo l’impegno di ritrovarci, magari sempre al Live della Sorgente non prima del 2015, per rivederne le sorti.

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2001-degustazione-pepeFinale Maestoso con l’Emidio Pepe – Montepulciano d’Abruzzo DOC 2001, frutto di vera artigianalità, già messa in campo dal 1899. Ora le figlie Daniela e Sofia, con il contributo della nipote Chiara, stanno mettendo in pratica i segreti appresi dai genitori, per mantenere intatto il patrimonio naturale dell’azienda, seguendo la via biologica nei 15 ettari dell’azienda, ben prima che questa fosse certificata da un timbro istituzionale o divenisse moda..Il Montepulciano “Re” dei vitigni abruzzesi, in passato era giudicato come vino di “pronta beva” con poca predisposizione all’invecchiamento; qui l’Età media della vigna è di 28/30 anni e i 7 ha, sono allevati a tendone a filari, su suolo argilloso di medio impasto. La vinificazione prevede la diraspata a mano in tini di legno e la fermentazione in vasche di cemento vetrificate da 22 o 30 hl, senza aggiunta di lieviti selezionati, imbottigliato, quindi a mano, con sifone, senza chiarifiche e filtrazioni.

Ricco di estratto e pigmento, riporta un colore appena granato, nel busto, con soprabito rubino all’esterno, la concentrazione è alta, la voce olfattiva sussurra tutta la sua importanza, senza clamori, nè promesse, parlando di saggezza e verità, nei sentori che sempre ripropongono nuove visioni e scenari. Frutti avvolgenti, grani di caffè, legno di cedro, incenso e cacao, il gusto allunga ancor di più, e reca con generosità, tutto il frutto del suo glorioso passato, oggi divenuto presente. Davvero un gran calice d’Abruzzo.


 

Ci diamo quindi appuntamento al prossimo anno per la scoperta di una nuova vecchia annata e per scoprire una volta di più che i vini fatti secondo la tradizione sono fatti per durare nel tempo. Vi lasciamo con una carrellata di foto di questa degustazione.

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