I Barolo 2007 sono emblematici. Non è difficile notare il filo conduttore che lega le caratteristiche primarie dell’annata 2007 con quelle dei millesimi precedenti, in particolare 2000, 2001 e 2004.
Sembra che finalmente siamo giunti a dover cambiare modo di intendere il Barolo. Dobbiamo dimenticarci vini da attendere per parecchio tempo al buio della cantina, da far riposare per poter levigare le durezze giovanili. Quante volte si sente dire che il Barolo è un vino da invecchiamento, da aspettare, da non bere giovane. Ecco, a me sembra che oggi questo vino sia pienamente e facilmente leggibile in tutta la sua qualità anche appena messo in commercio. Questo è dovuto essenzialmente a due fattori; anzitutto il calore e l’aumento delle temperature dell’ultimo decennio hanno fortemente influenzato la nascita di un nuovo stile. La 2007, in particolare, è stata un millesimo che si può tranquillamente definire caldo, con tutto quello che ciò comporta nel cambiamento di espressività del vino: in primis un maggior bilanciamento fenolico, che determina un’influente rotondità nelle varie componenti organolettiche del vino. In secondo luogo, le tecniche di vinificazione, sia in vigna che in cantina, sono oramai pienamente e compiutamente classiche per la maggior parte delle aziende. Non si riscontrano infatti nasi rustici, piuttosto che tannini aggressivi o acidità fuori controllo in praticamente nessun vino.
Siamo dunque di fronte ad un’annata i cui vini fanno delle morbidezza della sensualità i loro punti di forza maggiori. Le difficoltà stanno appunto nel rendere interessanti e vivaci queste sensazioni, senza scadere nel vino banale, pesante, che a lungo (ma anche subito) annoia. Infatti, nei migliori risultati, i profumi tendono a distendersi lasciando spazio al frutto carnoso ed al floreale acceso senza che queste tonalità siano limitate nell’espressione da asperità olfattive. Allo stesso modo il sorso si fa ampio e succoso, complice una maggiore dolcezza tannica, e acidità smussata dalla materia del vino. La maturazione delle uve non è stata precoce, perché, seppur si sia vendemmiato una o due settimane in anticipo rispetto al solito, la fioritura è stata precoce. Non è dunque un’annata “cotta” come è successo con la 2003, ma nemmeno un’annata fredda come quelle che capitavano spesso qualche decennio fa. Ciò non significa che sia stato facile fare dei buoni vini, tutt’altro. Il rischio che “scappi la mano”, dando vita a Barolo eccessivamente eterei, con profumi gelatinosi e sorsi fin troppo alcolici e brucianti, è stato molto alto. Tanti vini, anche di bravi produttori, mostrano abbastanza nettamente questo limite. Certo, assaggiando i migliori, ci si rende conto di quanto sia importante il “manico” del vignaiolo e che cosa significhi interpretare un’annata senza stravolgerla. In questi casi troviamo dei nasi carezzevoli, in cui le note di testa del frutto chiaro e del floreale dolce si incontrano in lieta armonia, senza oscurare le tante cose belle che un grande Barolo è capace di donare in più, come l’infuso di erbe o la mineralità “calda” tipica dei suoli marnosi di Langa. Sono vini che, al momento dell’assaggio, ti ricordano tutta la gioia del vivere; il piacere fisico del bere. Purtroppo non si è ancora esaurita la tendenza da parte di alcuni produttori, pochi a dire il vero, noti sopratutto negli anni passati per dare origine a vini pesantemente caratterizzati da marcature di lavorazione. Barolo che giocano più sulla potenza del frutto scuro, sulla gelatina, sulla marmellata, piuttosto che sul frutto esotico di ananas; nasi che variano dalle più strane sensazioni di caffè e mon cherì, e, in alcuni tristi casi, che esplorano persino i profumi propri del whisky commerciale.
In generale si tratta di un annata che probabilmente non darà vini estremamente longevi, a parte per quei pochi che sono riusciti a raggiungere risultati perfettamente bilanciati nelle varie componenti organolettiche, e che dunque già oggi si presentano nitidi e definiti al naso, dai tannini soffusi e da complessità gentile al sorso. Un’annata che può dare piacere a chi si vuole approcciare al Barolo e al nebbiolo di Langa in generale, per capirne i tratti somatici principali senza dover rinunciare alla facilità di beva, nonché ad un facile utilizzo del vino a tavola.

Il Nerello di Nunzio
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