Cirò, George Best e la murena
«È meglio di te?» domandò Elliott. Best rise. «Stai scherzando, vero? Te lo dico io cosa farò… Gli farò un tunnel alla prima occasione ». Dopo appena cinque minuti Best ricevette una palla larga sulla sinistra. Attraversò tutto il campo solo per avvicinarsi a Cruyff, che giocava dalla parte opposta. «Portò la palla verso il suo avversario, fintò due volte un movimento e poi la fece passare tra le gambe di Cruyff» raccontò Elliott. «Mentre gli correva intorno per riprenderla e proseguire alzò il pugno destro in aria. Solo pochi di noi sapevano cosa significasse davvero quella bravata.
Erano gli anni del 7 dei Reds, il quinto dei Beatles, della mia prima vacanza a sud, le case di Cirò Marina aveveno tutte, o quasi, le botti grandi di Rosso, Rosato o Bianco. Best smise di giocare, noi di bere Cirò, disgustati da quelle porcherie che trovavi al nord sugli scaffali dei supermercati.
Il pescivendolo mi chiama: “Paolo ho un pesce per te”. Una bella murena di un paio di kg, cucinala come fosse un’anguilla.
Con la nebbia che avvolge il paese, non ho voglia di stufarla coi piselli. Voglio il calore del sud.
Aglio, capperi, qualche fetta di limone, un peperoncino secco, il tegame di coccio. Rosolo a lungo il pesce infarinato, sfumo con mezzo bicchire di rosso, aggiungo gli altri ingredienti, chiudo il coccio. Fuoco al minimo ad imitare la cottura sulla ghisa della stufa economica.
Assaggio il sughetto con un boccone di pane. Ci vuole un rosso, e Cirò Rosso Classico sia. 2012.
Tannino a sgrassare, struttura ma non troppa per non uccidere il pesce.
Azzeccatissimo, la bottiglia si vuota, la perfezione e la semplicità di una giocata del 7 irlandese.
(The) Best. Il mio Cirò più buono di sempre.
P.S Cataldo Calabretta fa agricolura biologica, tutte le vigne sono a selezione massale innestate a gemma in campo, non usa lieviti selezionati e non aggiunge nulla se non pochissima solforosa.
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