La rifermentazione in bottiglia è cosa alchemica, difficile prevedere i risultati finali, mettere preventivamente in conto una variabilità da bottiglia a bottiglia.
Avvertenza per i turisti: aspettare il compimento, mai lanciarsi sul bicchiere a rifermentazione appena terminata, spettate che il caldo dell’estate compia il suo lavoro di assestare il vino.
E’ giunta l’ora, aperitivo e pranzo leggero, quattro amici al bar.
Stappiamo, più fresco del dovuto, più freddo del quasi.
Non amo rimestare i lieviti all’apertura, sarà il naturale versare che intorbidirà gli ultimi due calici.
Limpido nel bicchiere, paglierino.
Vulcanico il naso a tratti sulfureo. Poi agrume netto, il cedro e la clementina, un poco di fiori bianchi. La carbonica, abbastanza sottile e persistente, veicola gli aromi che escono dal bicchiere.
Fa caldo, giù il primo sorso.
E’ la boccia giusta, sapido, acido, bocca che richiama il naso. Va giù facile, al posto del bicchiere vorresti un secchio.
Chiacchiere, rallentiamo il ritmo, arrivano delle verdure di stagione, impastellate.
Il vino fa il suo onesto lavoro, pulisce la bocca, invita a nuovo boccone e sorso.
Finisce troppo velocemente, pensi che ha solo 11 gradi, ci scappa un sorriso. Avanti, seconda bottiglia.
Ancora chiacchiere, un poco di pane e formaggio, giovane di malga di questo appennino.
Finita la seconda bottiglia, finite le chiacchiere, si torna in ufficio, leggeri.
Garganega in purezza da vigne in pianura, trent’anni d’età, impiantate su terre vulcaniche, viticoltura biodinamica.
Rifermentato in bottiglia utilizzando un poco di mosto di recioto.
Pronto da bere, potete lasciarlo in cantina anche per la prossima primavera (vivamente consigliato).
Serbatene un paio di bocce apritele tra qualche anno, spesso capita di ritrovarsi dei gioiellini nel bicchiere (miracoli della rifermentazione naturale, con il metodo Martinotti non mi è mai capitato).
Tappo a corona, facile , economico, sicuro.
Grande rapporto qualità prezzo.