
Il vino naturale è vivo e vegeto.
Alive and kicking, come cantavano i Simple Minds negli anni Ottanta. Certo, molte cose sono cambiate da quando si è cominciato a fare distinzione tra il vino convenzionale e il Vino, il vino naturale, il vino come era sempre stato prima. Il vino naturale, inteso come movimento, ha abbandonato l’infanzia ed è entrato nella propria età adulta con tutti gli impegni e le responsabilità che questo comporta.
I vignaioli naturali non sono più il ristretto gruppo di amici dei primi anni
Sugli scaffali delle enoteche e sui tavoli dei wine bar più sensibili le etichette si moltiplicano, dietro i tavolini dei saloni si vedono facce sconosciute. Spesso si tratta di giovani aziende (non necessariamente dal punto di vista anagrafico), progetti agricoli innovativi che da subito scelgono l’agricoltura biologica o biodinamica e la vinificazione naturale. Ma altre volte sono i volti di persone che hanno sempre fatto il vino naturale senza sapere che qualcuno aveva coniato la parola per parlare proprio del loro vino.
Ha ragione Alice Feiring quando scrive che “Il vino naturale non è morto, ma qualcosa è andato perso.” Sicuramente si è persa quella sensazione di stare tra vecchi amici, di conoscersi tutti. Sicuramente sono andate perdute certe rendite di posizione per cui se eri stato definito (in Italia) vignaiolo naturale nei primi anni del movimento eri puro, tutti gli altri chissà.
E’ sicuramente vero che molte persone cercano di entrare nel “giro” del vino naturale per motivi commerciali, ma siamo sicuri che i vignaioli convenzionali non abbiano canali commerciali migliori? Il vino biologico ad esempio, è un ottimo veicolo commerciale. Ricordiamoci sempre che siamo l’1% circa della produzione enologica italiana.
Dobbiamo forse abbandonare la paura e abbandonarci al piacere di una piccola vittoria.
La crescita del movimento naturale ha portato moltissimi risvolti positivi. A cominciare da quello che proprio Alice Fering sottolineava nel suo articolo: “I vigneti e le regioni abbandonate vengono rivitalizzati e coltivati in modo biologico. I vignaioli stanno riconsiderando quali additivi siano realmente necessari.” Non sono due cose da poco, ma non sono le uniche.
Oggi il vignaiolo può scegliere di vinificare le proprie uve in modo naturale e vivere del proprio lavoro, perché ci sono sempre più persone che apprezzano e cercano il vino naturale. Fare vino naturale non è più un privilegio di chi ha aziende in territori blasonati o risorse economiche di famiglia che permettono di rinunciare al reddito per molti anni.
Oggi chi vuole bere (e servire) vino naturale può scegliere tra diversi profumi, sapori, persone, territori, tipologie di vino e di vinificazione, può abbinare più liberamente un certo vino ad un certo piatto, divertirsi a cambiare bottiglia secondo il gusto e il momento.
Oggi in Italia la qualità complessiva dei vini è molto alta, questo forse grazie anche alla collaborazione tra vignaioli che vendemmia dopo vendemmia si scambiano informazioni e suggerimenti pratici per la conduzione delle vigne, ma soprattutto per le vinificazioni.
Oggi il movimento dei vini naturali non è più un piccolo gruppo di amici, ma una stimolante comunità di persone che strada facendo si arricchisce di nuovi membri sia tra i produttori che tra chi si occupa di distribuzione, mescita, comunicazione e di organizzare gli eventi.
Godiamoci quindi questa piccola vittoria, assaporiamo il risultato che tutti insieme i vignaioli naturali, gli osti, i ristoratori, i giornalisti e in primis gli appassionati di vino naturale hanno saputo raggiungere. Non buttiamo via tutto per la paura che la purezza venga contaminata. Non rinunciamo a un nuovo stimolante incontro per la paura che possa essere quello sbagliato.
C’è bisogno di un disciplinare del vino naturale?
Se ne è parlato già tanto, ma manca la certezza che questa sia la strada giusta. L’associazione Vini Veri ha ottenuto (per tutti i vignaioli naturali) un enorme risultato, ricevendo dal Ministero l’autorizzazione ad inserire in etichetta una specifica dicitura che identifica di fatto il vino naturale. L’associazione Vinnatur ha delegato l’onere del controllo a campione dei propri associati a Valoritalia, ma questa ci sembra una strada poco naturale in cui le crocette e i numeri si sostituiscono all’incontro diretto, alla conoscenza personale, all’esperienza e alla relazione. Da parte nostra avevamo ipotizzato l’utilizzo di un sistema di certificazione partecipata che rendesse tutti protagonisti e riprendesse in modo più organizzato quello che già esiste: una relazione tra persone.
Su questo punto il dibattito rimane aperto. Ma una cosa è certa, stiamo vivendo uno dei momenti più stimolanti per il vino naturale da quando questo termine è entrato nel nostro linguaggio comune, in alto i calici!