Intravino mi cita… rispondo così:
Iniziamo con lo sfatare il mito della trasformazione naturale del mosto in aceto. Il mosto non si trasforma in aceto senza batteri acetici e, a volte, manco si riesce con l’inoculo ( o madre che dir si voglia). L’elevata gradazione alcolica del vino, così come l’elevato tenore zuccherino dei mosti, impediscono l’acefiticazione.
L’intermedio, tra zucchero e aceto, è sempre alcol etilico, (chimica organica di base, seconda superiore).
Sicuri che il vino naturale sia illegale? Tra etica e legge spesso ci sta un abisso, puoi finire dentro se rubi un paio di scarpe al supermercato e stare fuori se pianti una bancarotta fraudolenta da 5 milioni di euro …
Troppo spesso il vino assomiglia al doping sportivo, dentro ci viene infilato qualcosa per migliorarne le prestazioni, e magari quel qualcosa non è ne ammmesso ne proibito (non lo si trova perchè non viene cercato all’analisi). Poi improvvisamente diventa doping (prodotto proibito, magari pure dannoso).
L’industria alimentare è ricca di questi esempi, vedi bisolfito, venduto miscelato a spezie negli anni ottanta, da aggiungere a salumi, ad un paio di milioni di lire al hg (di allora).
Spiegatemi, che c’entrano le proteine dei fagioli messicani aggiunte al vino? dopo questa aggiunta come si fa a chiamare ancora quel liquido vino?
Per me, mosto d’uva, pigiato e fermentato, con una piccola aggiunta di solforosa, è l’unica cosa che si può chiamare vino, il resto è una bevanda idroalcolica a base di succo d’uva.
Qualcosa mi ricorda la vicenda del Bitto, denominazione divenuta appannaggio di un formaggio di bassa valle…
Tra poco mi siederò a tavola, stapperò una boccia del mio vino (illegale, lo fo solo per casa), se vengono a prendermi le forze dell’ordine un bicchiere comunque lo offro anche a loro.