“I sottoscritti decidono di proseguire nelle loro giuste rivendicazioni fino alla fine, di mettersi in sciopero contro l’imposta, di chiedere le dimissioni di tutti gli eletti e invitano tutti i comuni del Midi e dell’Algeria a seguire il loro esempio al grido di Viva il vino naturale! Abbasso gli avvelenatori!” Così recitava il testo della petizione lanciata da Marcelin Albert nel 1905 nel corso della manifestazione che ha portato 15.000 persone a sfilare nelle strade di Béziers. Siamo nel Midi, nel sud della Francia, in breve i fatti che condussero alla rivolta dei vignaioli del 1907 e alle 800.000 persone nelle strade di Montpellier.
Attorno al 1850 arrivano in Francia le prime infestazioni da oidio, alla fine del secolo arriva la peronospora. Nel 1885 la filossera distrugge i vigneti e mette fine a 50 anni di età dell’oro di crescita economica e demografica a Corbières (un piccolo comune del Midi), si ripianta con coraggio ma il mondo del commercio è cambiato. La concorrenza straniera con la sua sovrapproduzione fa rabbia, i vini contraffatti (ottenuti da uve appassite di provenienza estera, allungati con l’acqua e zuccherati per ottenere gradazioni più alte) sono venduti liberamente sul mercato e i truffatori rimangono impuniti. Dal 1892 i vignaioli reclamano invano la soppressione dello zuccheraggio ufficiale e il ristabilimento dei diritti di dogana. Il governo di Parigi, più vicino agli interessi dei ricchi produttori di barbabietola da zucchero del Nord che al popolino di Corbières (e del sud della Francia in generale) fa orecchi da mercante. Con la miseria la collera e la rivolta crescono tra i paesi e i villaggi.
Nel 1907 ecco la crisi: la richiesta di vino del nord del paese induce il governo ad agevolare le importazioni dall’Algeria per tagliare i vini a bassa gradazione di produzione locale: i nuovi impianti erano infatti stati fatti con uve ad elevata produzione e potature lunghe che portavano a una sovrapproduzione a discapito della qualità.
Nel gennaio del 1907 la Revue de la Société des Viticulteurs de France lancia l’allarme: “L’aggiunta di zucchero in vendemmia è stato autorizzato dalla legge solo in vista dello zuccheraggio, cioè come metodo di miglioramento della qualità del vino e non come procedimento atto ad aumentarne la quantità grazie all’annacquamento. E’ dunque legittimo stabilire un’imposta proporzionale sul prodotto naturale così migliorato. Le associazioni viticole e il comitato di enologia hanno da tempo esposto l’opinione che ogni regolamentazione dello zuccheraggio delle vendemmie debba avere per corollario una tassa sugli zuccheri impiegati in vendemmia.
I piccoli viticoltori sono rovinati, gli operai agricoli sono disoccupati. C’è un effetto domino su tutta la popolazione, la rovina dei vignaioli porta quella dei commercianti e degli altri mestieri, la miseria regna su tutto il litorale. L’annata 1906 non si riesce a vendere.
Nel febbraio 1907 comincia a Baixas uno sciopero fiscale. Joseph Tarrius, vignaiolo e farmacista, fa firmare una petizione ai suoi concittadini intitolata: “Il Comune di Baixas, incapace di pagare le imposte, è a rischio di un’espropriazione di massa. Non c’è che un’imposta che possiamo pagare e che ancora paghiamo: l’imposta del sangue.”
Un primo segno della rivolta viene dato l’11 marzo 1907 con la marcia guidata da Marcelin Albert: 87 persone sfilano ad Argeliers. Da questo giorno in poi ogni domenica i vignaioli e gli abitanti del Midi organizzano marce e manifestazioni che diventano sempre più grandi sfociando nella grande manifestazione del 9 giugno 1907 dove 800.000 manifestanti si riversano nelle strade di Montpellier. La rivolta dei vignaioli riceve l’appoggio di tutte le forze politiche dai realisti ai radicali e persino dalla Chiesa e ad Algeri, lo stesso giorno, 50.000 persone sfilano per solidarietà ai vignaioli francesi.
Da questo momento la situazione inizia a degenerare: il governo di Parigi, che aveva creduto che le manifestazioni si sarebbero spente con canti e balli in allegria, si rende conto che i vignaioli non mollano e fa intervenire l’esercito. Dal 17 giugno 22 reggimenti di fanteria e 12 reggimenti di cavalleria occupano tutto il Midi, la gendarmeria riceve l’ordine di incarcerare i responsabili delle manifestazioni. Albert Serraut rifiuta di sostenere questa politica e da le dimissioni dal governo. I consigli comunali del sud danno le dimissioni e sostengono lo sciopero fiscale.
La situazione si infiamma ulteriormente, gli avvenimenti precipitano: il 19 giugno l’arresto di Ernest Ferroul e la notizia degli arresti programmati di tutti i leader della rivolta accende gli animi. La folla impedisce l’avanzata dei gendarmi sdraiandosi per terra. Narbonne è in stato d’assedio, nasce una manifestazione spontanea per richiedere la liberazione dei membri del Comitato e urla vendetta. Incidenti scoppiano nel corso di tutta la giornata, la sotto prefettura è presa d’assalto, barricate sbarrano le strade. La sera, nella confusione generale la cavalleria spara sulla folla. Ci sono due morti, tra cui un adolescente di 14 anni. Marcelin Albert, che non è stato arrestato, si nasconde nella torre dell’orologio di Argeliers. Si forma subito un nuovo comitato di difesa clandestino guidato da Louis Blanc.
Il 20 giugno la tensione sale e il Midi si infiamma. A Perpignan viene saccheggiata la prefettura e poi incendiata. A Montpellier la folla si scontra con le forze armate. A Narbonne l’ispettore di polizia Grossot, uno degli autori dell’arresto di Ferroul, è preso dalla folla. Per liberarlo viene dato ordine alle truppe di sparare sui manifestanti. I colpi fanno 5 morti tra cui una ragazza di 20 anni che si trovava là per caso. A questa notizia il 17° reggimento di fanteria si ammutina e i soldati raggiungono i cittadini, i vignaioli e i contadini in rivolta.
Il 29 giugno 1907 il parlamento si riunisce. Jean Jaurès interviene e mette in guardia i suoi colleghi: “I fatti che si stanno sviluppando laggiù non hanno raggiunto le loro ultime conseguenze, è uno dei più grandi avvenimenti sociali che siano avvenuti da 35 anni. Inizialmente si è potuto non prenderne nota, era il Midi e c’è una leggenda del Midi, ci si immagina che sia il paese delle parole vane. Dimentichiamo che questo Midi ha una lunga storia seria, passionale e tragica.” La legge che protegge il vino naturale contro i vini contraffatti viene adottata. Essa vieta la fabbricazione e la vendita di vini falsificati o fabbricati. Tutti i proprietari devono ormai dichiarare la superficie dei loro vigneti. Il legislatore impone anche le dichiarazioni di raccolta e di stoccaggio e il diritto per i sindacati di porsi come parte civile nei processi per frode.
Lo stesso giorno, i parlamentari promulgano una legge che “tende a impedire l’annacquamento dei vini e l’abuso dello zuccheraggio con una sovrattassa sullo zucchero e l’obbligo per i commercianti di dichiarare le vendite di zucchero superiori ai 25 kg.” La legge del 15 luglio completa quella del 29 giugno regolando la circolazione dei vini e degli alcolici. Il 31 agosto il governo accetta di esentare dalle imposte i viticoltori per i raccolti degli anni 1904, 1905 e 1906.
Il 3 settembre un nuovo decreto che specifica: “Nessuna bevanda può essere detenuta o trasportata per la vendita o essere venduta con il nome di vino se questa non proviene esclusivamente che dalla fermentazione alcolica dell’uva fresca o del succo d’uva”. (Originale: « Aucune boisson ne peut être détenue ou transportée en vue de la vente ou vendue sous le nom de vin que si elle provient exclusivement de la fermentation alcoolique du raisin frais ou du jus de raisin »). Così la frode diventa quasi impossibile. Il 21 ottobre 1907 è istituito il “Servizio della Repressione Frodi”.
I fatti di quegli anni e di quel periodo sono certamente molto più articolati e complessi di quanto abbiamo riportato in questo articolo, ci interessava ricordare come il termine “vino naturale” non sia un’invenzione di questa nostra epoca, ma che questo concetto ha radici molto ben piantate nella nostra cultura agricola e di cittadini europei. Ci interessava inoltre mettere in evidenza alcune similitudini tra la situazione che si verificava 100 anni fa e quello di cui ancora oggi si parla e si deve affrontare. Sono cambiate le tecniche enologiche, oggi molto raffinate, è cambiato il modo di parlarne, oggi non useremmo mai il termine “avvelenatori”, ma le analogie sono davvero tante. Per chi volesse approfondire qui sotto alcuni link.
Fonti e approfondimenti (in francese)
Sito del comune di Thézan des Corbières