vini, persone, territori, tradizioni

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Le cattedrali del vino di César Martinell Brunet

La sacralità del vino e la funzionalità di un luogo di lavoro racchiuse nelle cattedrali del vino: l’architettura modernista di  Antoni Gaudi applicata alla costruzione di cantine vitivinicole, tempio del vino e del lavoro della terra

La cattedrale del vino di Pinell de Brai

Impressionante. La grandiosa eleganza delle linee e la sobrietà dei materiali, la sacra maestosità di questo luogo in cui viene richiesto il silenzio quando si entra suscita al tempo stesso ammirazione e rispetto. E’ questa la prima emozione che ho provato entrando nella cantina di Pinell de Brai costruita ad inizio del Novecento da César Martinell Brunet e oggi sede della cantina cooperativa locale, 5 conferitori per un totale di circa 20.000 bottiglie prodotte all’anno.

Siamo in Catalogna e questa è una delle cattedrali del vino un bellissimo esempio di architettura agricola modernista realizzata da questo allievo di Antoni Gaudi: un elegante susseguirsi di colonne di mattone che si intrecciano in archi e volte che sostengono un semplice tetto di travi e tegole, materiali semplici e facilmente reperibili sul posto. I serbatoi circolari di cemento rialzati da terra per permettere una più agevole pulizia sono enormi ma si inseriscono con grazia in questo ambiente che realmente evoca la sacralità del luogo in cui nasce il vino.

cattedrali-del-vino-pinell-de-brai-08La cantina di Pinell de Brai è il primo di una cinquantina di edifici agricoli costruiti in Catalogna da Martinell, la costruzione è iniziata nel 1918 per terminare, tra una guerra civile e una mondiale, nel 1948. Nel primo decennio del Novecento anche i vigneti la Catalogna sono stati attaccati dalla filossera, la maggior parte della viticoltura era perduta e molti contadini rinunciarono e partirono verso le città dove avrebbero lavorato nelle industrie, ma non tutti si diedero per vinti, proprietari e agricoltori si unirono e rafforzarono il movimento cooperativo che era nato alla fine dell’Ottocento. E furono proprio le cooperative agricole e vitivinicole a commissionare queste opere che celebravano al tempo stesso la bellezza e il lavoro, la terra e i contadini.

Queste cantine dovevano essere funzionali, Martinell inizialmente parlò con i contadini che prima di lui avevano costruito le cantine sul territorio, quindi progettò insieme all’ingegnere Isidre Campllonch dei luoghi di lavoro estremamente funzionali che permettessero di lavorare risparmiando fatica ed energia: la lavorazione del vino e la sua successiva movimentazione avveniva per caduta, le uve venivano infatti scaricate sul piazzale antistante la parte alta della costruzione (oggi in ristrutturazione), venivano pigiate e il mosto raggiungeva i grandi serbatoi circolari di cemento attraverso una coclea, qui veniva lasciato cadere ed iniziava la fermentazione in un luogo riparato e protetto. Grande attenzione era data all’isolamento termico, infatti entrando in cantina con una temperatura esterna decisamente elevata l’ambiente risultava comunque molto fresco, e l’aerazione degli spazi era consentita oltre che da finestre munite di grate anche da tubi di terracotta che permettono l’uscita dell’aria calda dalla parte superiore e l’entrata di quella fredda della parte inferiore. Sotto a questa imponente sala di fermentazione si trovano i magazzini (oggi purtroppo non visitabili).

Visto il committente e il periodo storico, l’edificio doveva essere oltre che funzionale anche economico, la scelta di materiali locali (i mattoni si cuocevano sul posto con l’argilla della zona) limitava i costi e dava lavoro agli operai della zona, per abbellire l’edificio fu scelta la ceramica: la facciata è infatti decorata con piastrelle dipinte che riportano motivi di lavoro in vigna e nell’uliveto, e momenti di convivialità con vino e olio al centro delle scene. Anche i bellissimi archi di mattoni che si spingono verso il cielo pur diventando un elemento architettonico di impressionante bellezza hanno in se prima di tutto una funzionalità: permetto di reggere il peso del tetto scaricando direttamente sulle fondamenta limitando – ancora una volta – i costi e valorizzando quello che la terra e la natura mettono a disposizione dell’intelligenza e del bisogno umani.

Se è vero, come annotò Veronelli, che “il vino è il canto della terra verso il cielo” questa cattedrale del vino ne è la traduzione concreta.

 


Link e approfondimenti

Le cattedrali del vino

Le cattedrali del vino sul sito dedicato a Gaudi

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