Dogliani. C’è anche chi, con parecchi sforzi, alla Docg ci crede.
Rubino carico eppure permeabile alla luce. Biodinamica, anno zero.
Stappi e te ne accorgi subito che qualcosa è cambiato, in meglio.
Il vino è aperto da subito. Una ciliegia croccante di sottofondo, rosa e fragola le punte aromatiche, i fiori rossi, accennati a volte.
Leggiadra la bocca, riesce a nascondere la potenza di cui questo bicchiere è dotato.
Scappa via solo un attimo a centro bocca, poi torna imperioso per un finale in crescendo.
Grande materia, grande equilibrio.
Da uve dolcetto in purezza, uva tanto generosa quanto sputtanata.
Grande vino ora, grandissimo tra qualche anno, riservategli una cantina degna di questo nome. Ficcatelo nel vostro infernotto personale.
Ritiratelo fuori, per berlo in compagnia di una persona a voi cara.
Accompagnatelo a un bel bollito di bue grasso, a una toma matura, ha carattere più che sufficiente a reggere questi piatti impegnativi.
Se Nicoletta permette, questa bottiglia mi ricorda le grandi annate di un altrettanto grande vignaiolo piemontese. Pino Ratto.
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