Una canzone, una poesia, una riflessione, parole scaturite pensando ai vini e ai vignaioli che partecipano a Sorgentedelvino.it e a quelli che abbiamo incontrato in questi anni a zonzo tra cantine e manifestazioni vinose che ci sono piaciuti in bocca e nel cuore… Ascoltavo ieri sera “Viva l’italia” di Francesco de Gregori. … l’italia che resiste… sarà deformazione di vecchio bevitore, ma ho pensato immediatamente all’Italia del vino che resiste. L’Italia che resiste nelle zone meno blasonate, che resiste alla massificazione delle aggiunte migliorative, alloctone o autoctone che siano, che resiste ai trucioli del legno, agli additivi e agli enologi di grido. L’Italia … derubata e colpita al cuore, viva l’Italia che non muore… l’Italia del vino di tradizione, dei vignaioli di vigna, delle cantine nette, dove specchiarsi in un bicchiere vero senza se e senza ma. … assassinata dai giornali… dalla pubblicità esplicita od occulta, assasinata da vini tutti chiacchiere e veste. … viva l’Italia tutta intera… la bella Italia da nord a sud da est ed ovest, l’Italia delle differenze enologiche, dai mille profumi sapori. Viva l’Italia differente, quell’Italia del vino sulla tavola, lontano dalle luci e dalle mode dei winebar, lontano da ” sotto il vestito niente”. Aggiungo di mio l’Italia da riscoprire e da conservare, patrimonio da mettere sotto tutela, l’Italia da aiutare conoscendola e bevendola. L’Italia dal dolcetto al primitivo, dal tocai (ora friulano ma per me resta e resterà tocai) al puro sangiovese. L’Italia di uomini e donne che resistono attaccati alla loro terra alla tradizione del loro vino. Viva questa Italia, che resiste, fatica in vigna e in cantina. Viva l’Italia dei vini di Soldati e Veronelli, l’Italia riconoscibile dal e nel bicchiere. Queste poche righe le dedico a due uomini, due uomini resistenti. Gino Veronelli con cui ebbi il piacere di pranzare a fine anni 70 in una trattoria della bassa piemontese, in una gelida nebbiosa giornata d’inverno e un vecchio viticoltore piemontese resistente che giusto ieri ho sentito al telefono.

Il Nerello di Nunzio
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