vini, persone, territori, tradizioni

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Ezio Cerruti, contadino volontario

Traversare una strada per scappare di casa lo fa solo un ragazzo, ma quest’uomo che gira tutto il giorno le strade, non è più un ragazzo e non scappa di casa. (Cesare Pavese, Lavorare stanca) Un angolo di Langa misconosciuto, un uomo dai modi gentili e dalla grande curiosità, un vino di quelli che fanno la differenza, che lasciano il segno. Ezio Cerruti e il suo Sol sono figli di Castiglione Tinella, borgo posto al confine tra Langhe e Monferrato legato al moscato e alle suggestioni pavesiane.

cerruti

Da queste parti – ben lontano dai riflettori puntati sulle zone di Barolo e Barbaresco, a dispetto dei pochi chilometri – fare vino può essere una faccenda dannatamente seria, se rinunci a buttarti nella mischia delle superproduzioni ipertecnologiche di Moscato. Dopo un’esperienza cooperativa che, partita con entusiasmo a metà degli anni novanta, ha finito per arenarsi a contatto con le difficoltà del contingente, Ezio ha scelto di percorrere una strada tutta sua: quella della realizzazione di un Passito di moscato capace di raccontare la terra della quale è espressione con delicatezza e senza ostentazioni, ma anche senza trucchi. E’ nato così una sorta di vin de garage capace di riscuotere il consenso unanime degli appassionati pur rifuggendo mode e compromessi: il Sol è prodotto in poche migliaia di bottiglie (4/5mila, da 375 Cl) da uve provenienti dalle migliori posizioni delle vigne di moscato bianco, sette ettari circa, cerruti_cantinadisseminate tra Castiglione e dintorni. Parliamo di esposizioni ideali – est pieno e sud-est sui quattrocento metri e con pendenze accentuate – che consentono al sole del mattino di asciugare le rugiade che potrebbero condizionare altrimenti la lunga maturazione che aspetta i grappoli destinati ad appassire in vigna, sui tralci recisi e lasciati sulle piante per almeno due mesi. Il resto lo fanno i terreni vocatissimi, marna bianca argillosa ricca di calcio e la filosofia non interventista che contraddistingue il lavoro di questo vigneron. Ma non aspettatevi l’ennesimo produttore arruolato nelle schiere dei duri e puri naturali, biologici o biodinamici con tanto di patentino: Cerruti ha scelto di non richiedere certificazioni di alcun genere preferendo che fossero le sue vigne – che in questo periodo viste da lontano sono macchie verdeggianti in mezzo alla predominanza del giallastro dovuto all’uso dei diserbanti – a dire tutto riguardo a una conduzione caratterizzata da inerbimento e rifiuto dei trattamenti sistemici. D’altro canto non è che ci si possa aspettare molto di diverso da un contadino che si reca in vigna con il moleskine nel taschino per fare in modo che nessuna riflessione, nessuna suggestione resti impigliata tra i filari o voli via con il vento; il rispetto per la terra, intesa come luogo di sostentamento ma anche di crescita umana e culturale, qui è totale. Ezio Cerruti è un contadino volontario, nato agricoltore poi cresciuto a livello intellettuale per tornare alla terra con una consapevolezza ancora maggiore di sé e della propria storia. Ecco perché il Sol, unico prodotto di questa cantina, riesce a risultare dolce senza essere stucchevole, complesso senza essere complicato. Come potremmo dire del Sol – al di là delle descrizioni organolettiche che trovate in un’altra sezione del nostro sito e di una verticale che vi racconteremo presto – se non spiegandovi che è il vino realizzato da un langhetto appassionato di letteratura che non esita a definirsi pavesiano, che appena può “scappa di casa” a bordo della sua moto Guzzi (per tornare presto, ché un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via), che è il vino – l’unico, non a caso – prodotto da un vignaiolo che, se andate a chiedergli quanto ne vende, vi risponde: “Tutto quello che non riesco a bere”. Avremmo potuto dirvi ancora delle barriques nelle quali questo vino affina per due anni; della cantina che Ezio si appresta a ristrutturare; delle uve conferite agli altri produttori di Moscato che gli permettono di vivere; dei confronti e paralleli, a dire il vero improbabili, con altri vini e altre aziende. Ma qui sono davvero la vigna, un uomo che si fa interprete e un vino anomalo e bello – è il termine che ci pare più appropriato per il Sol – a parlare. E tanto basta.

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