Giovanissimo era uscito molto bene alla comparativa di Casale Monferrato, una volta eliminata la riduzione iniziale.
Oggi regge benissimo la prova della tavola.
Paglierino intenso, limpido e brillante fino all’ultima goccia.
Bottiglia strizzata in 2 cena.
Naso mobile tra agrumi, frutta gialla, mandorla, con una sottile nota di bordone quasi di lavanda.
Bocca monumentale, grande potenza e stessa freschezza, grande acidità che controbilancia la struttura non certo esile.
Finisce lungo, con sapidi ritorni di buccia di limone.
In ordine di apparizione sul ring ha retto tranquillamente un piatto di pancetta e coppa da maiale pesante emiliano, una tagliatella al ragu bianco di pollo e coniglio con relative erbe aromatiche, i formaggi stagionati delle alpi. Retto in leggerezza saltellando e menando cazzotti tremendi tra un piatto e l’altro come il giovane Cassius Clay.
… se ne va in gloria sulle note di Paolo Conte:
Oh, quanta strada nei miei sandali
quanta ne avrà fatta Bartali
quel naso triste come una salita
quegli ochhi allegri da italiano in gita
e i francesi ci rispettano
che le balle ancora gli girano
e tu mi fai – dobbiamo andare al cine –
– e vai el cine, vacci tu. –
Più semplicemente il vino ricorda, nemmeno tanto velatamente, la Loira e alcuni sui Chenin.
Complimenti vivissimi a tutto lo staff della Valle del Sole, per questo vino che entra nel mio Olimpo personale dei bianchi.
Da bere ora, oppure da conservare gelosamente in cantina per valutarne l’ulteriore evoluzione, è ancora un giovanotto con una lunga vita davanti a se.