La prima volta che incontrai Giuseppe Ratto era un piovoso pomeriggio di Novembre . Ero a Fornovo, alla fiera “Vins de Vignerons”, facendo il mio solito giro per salutare degli amici produttori.
Girovagando tra gli stand, sono passata a fianco ad un tenero e simpatico vecchietto, vestito come se stesse per andare a in vigna e non ad una fiera, con un cappellino di lana colorata in testa e gli occhietti vivaci e accesi come quelli di un bambino. Affascinata ed incuriosita, mi sono avvicinata a questo pittoresco ed intrigante personaggio, chiedendogli se potevo assaggiare i suoi vini. Non sentiva bene, perciò ho dovuto piegarmi verso di lui per potergli parlare ed allora lo guardai da vicino negli occhi… … Aveva gli occhi castani, profondi e limpidi, in cui splendeva saggezza, intelligenza ed un pizzico di giocosa allegria, malizia ed ironia…
Erano occhi saggi, di uno che aveva vissuto e che capiva la vita, ma ancora di più erano gli occhi di uno che amava la vita, con tutte le sue bizzarrie e strani capricci, e che sapeva riderci su`, ridere delle cose brutte e ridere delle cose belle, essere capace di ridere anche di sé stesso, la grande dote dei saggi e delle persone profonde… Con il garbo di un signore d’altri tempi Pino mi invitò a sedermi e mi offrì i suoi vini che produce da uva dolcetto proveniente dai suoi due vigneti, i cru “Le Olive” e “Gli Scarsi”, situati in località San Lorenzo d’Ovada, nell’Alto Monferrato. Aprendo la bottiglia di “ Gli Scarsi” Pino mi disse serio guardandomi negli occhi “Questo vigneto è stato piantato nello stesso anno in cui sono nato io”. Lo guardai per un attimo e solo assaggiando il vino capii poi il pieno significato di cio` che mi aveva appena detto. Non mi era mai capitato prima di questo memorabile incontro di assaggiare un vino che rispecchiasse così tanto la personalità del vignaiolo che lo aveva fatto…
Per capire i vini di Pino Ratto bisogna capire la sua personalità, il suo credo e il suo modo di essere. Pino è un uomo di grande spessore umano, di grande saggezza e di grande sensibilità. Lui è un uomo di sostanza, autentico e vero, senza filtri e messe in scena. Lui e’ un uomo di sostanza, autentico e vero, una persona senza filtri e senza messe in scena. Un vignaiolo vero che riceve chi vuole assaggiare i suoi vini seduto sul suo tavolino con semplicita’ e naturalezza, senza cataloghi, recensioni e frasi fatte. Non ha il sorriso stampato e non sorride nemmeno a tutti, ma quando lo fa lo fa con tutto se stesso, con tutto il viso, con gli occhi, non solo con la bocca. La sua bocca pronuncia poche parole, se non e’ dall’umore giusto non parla nemmeno, ma niente di quello che dice e’ scontato e banale. Pino parla con sincerita’ e spontaneita’ ed ogni sua parola e’ autentica e forte come un sorso del suo vino.“ Quest’anno non ho vendemmiato. L’uva non era al suo massimo, allora l’ho lasciata lì..” .Tengo in mano il bicchiere nel quale Pino mi ha versato del dolcetto e guardo meravigliata l’impenetrabile e misterioso color granata che ha il suo vino…il vigneto è stato piantato nel 1935, l’anno di nascita di Pino, il che vuol dire che proviene da vigne che hanno oltre i settant’anni… Scuoto delicatamente il bicchiere per far risvegliare il vino…e allora avviene un miracolo…il vino pian piano si sveglia, lentamente si dilata, si apre e comincia a parlarmi…è una sensazione talmente insolita…non è un’esplosione di profumi come accade con altri vini…è come una lieve melodia che arriva da lontano e soavemente ti avvicina, come la musica di un flauto, lenta e delicata che pian piano si rafforza e ti porta con sé… …e più senti il vino e più il vino sente te… intuisci che hai di fronte qualcosa di veramente unico, qualcosa che non ti è mai capitato di trovare prima…qualcosa che è vivo e che porta la vita dentro di sé… Mi è sembrato che per un attimo il tempo si è fermato. Stavo la’, seduta al tavolo con il bicchiere in mano, attorno a me passavano persone, arrivavano voci da lontano, ma io non sentivo niente..come in un sogno stavo li’, la testa chinata sul mio bicchiere, gli occhi socchiusi e lo respiravo… …respiravo quel vino fino in fondo, lo cercavo, lo seguivo e lui mi portava con sé… Nella mia mente affiorarono inspiegabilmente dei ricordi della mia infanzia, dolci, puri e nostalgici che mi commossero… Aprii gli occhi e mi sentì come se mi svegliassi da un sogno. Guardai il signor Pino in silenzio negli occhi senza dire niente. Lui mi guardò, fece un lieve respiro ed un cenno di sorriso. Aveva capito l’emozione che avevo provato. Gli chiesi se il mondo capiva i suoi vini. Mi rispose con un lieve sorriso e la saggezza di un antico profeta “ Il mondo non deve capirli”. Gli chiesi come viene fatto un tale vino. Mi guardò per un‘attimo, poi sorrise e mi disse “ E’ il vino che fa tutto, non l’uomo. Devi solo saperlo ascoltare. E lui ti guiderà” Capii l’inutilità della mia domanda. Il vino di Pino Ratto non puo’ essere catalogato e descritto con i soliti concetti, e’ un vino fuori dagli schemi…e’ oltre… Come e’ oltre i limiti tracciati dalle DOC, essendo classificato sull’etichetta come “ Vino da tavola prodotto ed imbottigliato senza alcun procedimento industriale nella Cascina Scarsi di San Lorenzo d’Ovada, giudicata la migliore zona di produzione”. Descrizione semplice, sincera e autentica. Niente procedimenti industriali.La miglior zona di produzione. Lavorazione tradizionale, lunghe macerazioni, uva naturale e sana, lieviti del vigneto, tempo… e una grande persona dietro tutto questo. Pino Ratto,che segue personalmente tutto, che fa da enologo, da cantiniere, da contadino, “Sai che discussioni quando ci sediamo tutti quanti al tavolo” disse lui con il raggio di un sorriso biricchino negli occhi. Guardo meravigliata il suo viso rugato dagli anni e dalle vendemmie trascorse e la limpida e serena luce nei suoi occhi. Poi guardo di nuovo la mia bottiglia.“ Gli Scarsi “, di nome e di fatto, vengono prodotte solo 3500 bottiglie all’anno. La mia ha il numero 3256. So che assaggerò molti altri vini in futuro, alcuni mi daranno emozioni, altri meno, ma non mi dimenticherò mai della bottiglia numero 3256 di Pino Ratto, assaggiata quel piovoso pomeriggio di Novembre…
Grazie a Nicoletta Dicova (Nia)