In salentino, Poppitu” – secondo alcune versioni derivante dal latino post oppidum, al di là della cinta muraria – indica chiunque provenga da un altro paese: lo straniero, l’estraneo, l’altro da sé, in quanto tale persona incivile, bassa, volgare. Questo vino, un rosato assolutamente tipico e godibile, è realizzato dalla Comune Urupia pensando a chi è migrante o senza patria, in altra o nella sua stessa terra, per scelta o per costrizione. Un vino contro le barriere e i confini, dunque un prodotto “militante” che rappresenta un esempio di quanto il negroamaro possa rendere anche come rosato. Meno di duemila bottiglie prodotte.
Colore cerasuolo tipico, di buona consistenza. Naso fine ma non banale né accomodante, denota una personalità decisa e diretta. Note caratteristiche di ciliegia e lampone si accompagnano a sentori floreali abbastanza netti. Un profilo olfattivo davvero comunicativo. La bocca è morbida ma caratterizzata da un certo dinamismo all’insegna di un frutto nervoso. Paga qualcosa giusto nel finale, anche se la persistenza è decisamente apprezzabile per la categoria.
Abbinamenti consigliati: crediamo possa offrire il meglio se accostato a ravioli di magro, tortini di verdure, pepata di cozze, ma anche a una pizza con prosciutto e funghi o a una semplice Margherita. Temperatura di servizio consigliata attorno ai 12°C.
Recensione a cura di Marco Arturi
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