vini, persone, territori, tradizioni

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Viticoltura eroica: Rossese, Dolceacqua e dintorni

Un articolo scritto dal Guardiano del Faro

Un vino di frontiera, ai limiti della porzione più occidentale della Liguria , in prossimità dei confini geografici che la dividono dalla Francia. Una nicchia di produzione limitatissima per un vitigno autoctono poco conosciuto, anche a causa dell’esigua produzione, ma che esprime l’anima di un territorio con schiettezza e carattere. Un vitigno delicato e ostico da coltivare, in condizioni difficili per conformazione del territorio e per esposizioni molto differenti. Più clemente il clima, contrastato dalla freschezza che giunge da nord, e la dolcezza marina che sale dalle spiagge, spesso visibili dalle vigne. Poche le annate disgraziate a vantaggio di una confortante continuità di vendemmie mediamente buone o eccellenti.

vigna di rossese di Bricco Arcagna

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il vino, quando prodotto con cognizione di rispetto del frutto e con criterio tradizionale , si rivela nel bicchiere con un abito rubino chiaro e brillante, dalla trama rarefatta e rapida scorrevolezza.

Il naso, spesso rivela i profumi delle coltivazioni collaterali alle vigne,passeggiando tra le quali , si possono infatti incontrare rovi di more selvatiche, timo selvatico ed un misto di macchia mediterranea, che, nelle esposizioni più interne o elevate, coincidono con aromi di resine da sempreverdi.

Nella versione Superiore, è evidente in gioventù un’esuberanza di frutto accostata ad alcolicità, spesso prossima o superiore ai 14 gradi. Poco tannico, e quindi bevibile anche a temperatura fresca, attorno a 15-16 gradi, trasmette piacevolezza e calore, ed è accostabile ad una vasta gamma di piatti del territorio . La tradizione locale lo abbina a coniglio alla ligure, capra e fagioli, cinghiale arrosto; ma è ugualmente coerente su piatti di pesce di carattere, come lo stoccafisso accomodato, il brandacujun e anche con un fresco trancio di tonno rosso.

vigna di rossese di Bricco Arcagna

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Doc primaria per la Liguria, dal 1972, ebbe notorietà e rilievo grazie alla lungimiranza di Gino Veronelli, che si innamorò di questo vino negli anni 70, e nel dettaglio , della micro produzione di Emilio Croesi da Perinaldo, mitico sindaco per quarantenni del comune che diede i natali all’astronomo Cassini, che riuscì a produrre un vino talmente convincente da forzare il sentimento di Veronelli, fino a paragoni lusinghieri con le produzioni più nobili di Borgogna.

vite del rossese centenaria

Paragone che ho avuto modo di verificare quest’anno, ritrovando quei vini di Croesi, e bevendoli con enorme piacere. La longevità del Rossese, per alcuni un vinello da bere giovane, è un ulteriore aspetto su cui ragionare, in rapporto alle recenti degustazioni di vini prodotti negli anni 70-80 . Ma difficili da replicare proprio per l’esiguità delle bottiglie prodotte, e spesso consumate giornalmente in loco, in famiglia o per la ristorazione. I lotti di vini di qualità ,ricavati dalle migliori annate, sono pressoché confidenziali. Quantità irrisorie , che possono far la felicità di qualche attento conoscitore, che con pazienza e umiltà, si recasse in zona alla ricerca di un vino affascinante , che non è neppure costoso.

Oggi, produttori di mio gradimento, come Guglielmi, Testalonga, Foresti, Mandino-Cane, vendono i loro migliori vini a meno di 10 euro la bottiglia.

I comuni inclusi della Doc sono :Dolceacqua, Apricale, Baiardo, Camporosso, Castelvittorio, Isolabona,Perinaldo, Pigna, Rocchetta Nervina, S. Biagio della Cima, e Soldano

Vini derivati dai nobili vigneti Arcagna, Poggio ai Pini, Savoia, Galeae, Luvaira, Posaù

In ultimo, una chicca fuori zona, e fuori anche da ogni logica commerciale: uno spettacolare territorio di rocce e muretti a secco, in vetta e sui margini di un anfiteatro naturale sulle alture di Airole, sulla strada che da Ventimiglia , sale verso il Colle di Tenda.

le vigne di rossese di A Trincea

Qui, la famiglia Masala, sotto l’etichetta A Trincea Roccese di Airole, produce un vino da uve Rossese veramente estremo, in condizioni uniche. Derivato da vigne giovani, coltivate ad altimetria superiore alla media degli altri comuni della Doc, il Roccese si esprime dando vita ad un vino meno alcolico ma con una freschezza aromatica distinta, oserei dire più raffinata anche se meno profondo e potente dei vicini Doc. Un situazione definita da clima e territorio differenti, con alle spalle le Alpi Marittime, e davanti il Mare Mediterraneo.

Questo costa quasi il doppio, ma vale anche molto.

Vino importante per origine, filosofia, passione espressa, sviluppo e conservazione del territorio.

Nel complesso, un bellissimo territorio da conoscere e da scoprire, così come già fatto da migliaia di stranieri, per lo più nord europei, innamoratisi forse prima di tutto e banalmente dal clima dolce, e poi dal carattere, la storia, la cultura contadina dell’olio e del vino e di tutti prodotti della terra . Di uno stile ed un modo di vivere semplificato, difficile da scambiare con un altro. Difficile poi tornare indietro.

Un grandissimo grazie al Guardiano del Faro, grande conoscitore ed estimatore del rossese, autore di questo articolo. Le foto sono di Filippo De Grandi e Aldo Alboreo.

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