Marino Colleoni, Podere Santa Maria, lombardo trapiantato in quel di Montalcino, ovvero la serietà in persona. Questo “non” brunello non lo convinceva fino in fondo per i profumi, da qui la decisione di declassarlo ad IGT Toscana.
Apre su una anguria matura e zuccherina che si muta velocemente in ciliegia, prima croccante poi con l’alzarsi della temperatura nel bicchiere, sotto spirito. Sullo sfondo una mineralità terrosa, da sangiovese toscano di razza. Non avrà il goudron come dice Marino ma per me resta un gran bel brunello. Grande equilibrio e bella pulizia aromatica, beva assassina. Pronto da bere ora, ha ottime possibilità di ulteriore miglioramento con un medio lungo affinamento in vetro. Uno di quei vini che vorresti avere di fronte tra una decina d’anni.
Abbinatelo a grigliate di carne, spiedi alla toscana o fiorentine in primis, ma anche un bel pezzo di formaggio vaccino d’alpeggio stagionato. Tra una decina d’anni anche da solo, meglio in una serata fresca con buona musica in sottofondo. Adatto ad essere servito a bicchiere, dura tranquillamente un paio di giorni dall’apertura senza particolari accorgimenti.