vini, persone, territori, tradizioni

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Rocce Rosse 1999 – Arpepe

Ar.Pe.Pe, Sassella Rocce Rosse 1999Molto, moltissimo è già stato scritto riguardo a questo vino e all’azienda che lo produce. Il Rocce Rosse è una pietra miliare: è uno dei metri di paragone per fare riferimento alla viticoltura di montagna, al Nebbiolo e, concedetecelo, al vino italiano in generale. Questo 1999, che arriva da quattro anni di affinamento in botti di castagno e otto in vetro, è straordinario nella sua comunicatività essenziale e severa, nell’esilità che trasmette una forza granitica, nell’austerità che non ne compromette la piacevolezza. Lasciamo a voi i paragoni con il millesimo precedente, quel 1997 che ha fatto la gioia di appassionati e addetti ai lavori; ci limitiamo a dire che questo ’99 mantiene inalterato il livello qualitativo dell’etichetta e che non deluderà i cultori dei vini di questa cantina. Un altro inestimabile lascito di Arturo Pelizzatti Perego. Un vino di immenso fascino, capace di prescindere dal tempo e dalle categorie come solo un grande nebbiolo può fare.

Colore rosso granato vivo, luminoso. L’impatto olfattivo è estremamente fine, all’insegna di una complessità contenuta che non compromette ad ogni modo un’impronta netta e definita. Viola, alloro, pera, sentori ematici, spezie e sottobosco, cuoio. Sicuramente un naso meno introspettivo rispetto ad alcuni dei precedenti. La permanenza nel bicchiere garantisce sviluppi non scontati. Emozionante. In bocca si presenta asciutto e teso, fine e complesso: qui l’essenzialità si traduce in linearità e nettezza. Lo sviluppo, caratterizzato da una notevole pulizia, regge fino in chiusura grazie all’acidità spiccata. Notevole la corrispondenza gusto – olfattiva. L’armonia tra le componenti è da manuale.

Abbinamenti consigliati: il Rocce Rosse è notoriamente caratterizzato da una grande versatilità. Tra i molti accostamenti proponibili azzardiamo per il 1999 quello con primi a base di condimenti di selvaggina, arrosti di maiale e pesci di notevole struttura.  

Recensione a cura di Marco Arturi

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