Siamo arrivati a Pian dell’Orino in una mattina di vendemmia, della difficile vendemmia 2008… Ian Erbach, Caroline Pobitzer intenti alla cernita dell’uva sul tetto della cantina insieme alle persone che hanno partecipato alla vendemmia. Siamo a Montalcino, nel cuore di Montalcino, proprio di fronte alla cantina di Biondi e Santi, una piccola azienda agricola biodinamica costruita sul fianco della collina.
La cantina di Pian dell’Orino vale davvero una visita, non solo per la posizione incantevole e per l’incontro con persone come Jan e Caroline, ma anche perché questa costruzione è interessantissima dal punto di vista tecnico. Si tratta di un cilindro parzialmente incastonato nella collina. Dal piano più alto dove viene fatta la cernita dell’uva e la diraspatura, gli acini ed il poco mosto scendono per caduta nelle vasche al piano di mezzo. L’affinamento viene poi fatto nel piano sotterraneo. L’intero edificio è stato costruito impiegando materiali naturali, materiali che respirano: argilla, legno, calce, e pietra proveniente dai vigneti stessi ed è condizionato in modo naturale regolando il flusso dell’aria esterna in una sorta di camera d’aria che circonda il cilindro. Il tutto garantisce una temperatura costante in estate e in inverno in tutti gli ambienti e principalmente nell bottaia dove il vino invecchia. Le scelte costruttive per questa cantina sono state dettate dal senso pratico, ma la forma e questa discesa verso la terra sono sicuramente molto emozionanti anche per chi come noi segue il percorso del vino dalla luce della vigna al buio della cantina interrata.
Abbiamo chiesto a Jan di raccontarci la storia di Pian dell’Orino.
L’azienda è stata acquistata da Caroline nel 1997 e l’anno successivo ha impiantato nuovi vigneti accanto a quelli preesistenti. Nel 2000 sono arrivato qui anch’io e abbiamo iniziato a lavorare con un indirizzo preciso, quello dell’agricoltura biodinamica in vigna e della produzione naturale in cantina. Anche in questa annata difficile abbiamo avuto della bellissima uva… in vigneto lavoriamo davvero tantissimo, cerchiamo di ottenere un’uva davvero speciale e in questo la biodinamica ci aiuta. Per mantenere le viti in salute si usano preventivamente sostanze organiche come infuso di ortica, estratti di equiseto e achillea millefoglie e argille con base minerale, lavoriamo la terra per mantenerla viva durante tutto l’anno e al momento della vendemmia raccogliamo i frutti di questo lavoro.
Anche in questa difficile annata siete riusciti a non impiegare prodotti chimici?
Si, abbiamo dovuto trattare più di venti volte con le tisane, il preparato 501 e un po’ di zolfo (pochissimo). E’ venuto a trovarci in azienda anche Podolinski e ci ha dato qualche consiglio su come eliminare la peronospera che si stava formando sulle piante più vicine al bosco. Dopo la grandinata del 15 agosto abbiamo trattato per seccare le ferite e permettere una guarigione più rapida della pianta. Ma a parte queste considerazioni tecniche, trovo molto importante nel lavoro biologio o biodinamico che l’uomo torna ad essere in agricoltura un homo agricolo, presente nei suoi campi o nella sua vigna. Non si tratta di non fare nulla, se non si fa nulla la vigna è dionisiaca, cresce senza ordine, è l’uomo che mette ordine, un ordine apollinico, su questa crescita e alla fine l’uva che si raccoglie è forte, sana, matura.
Si pensa a volte alla biodinamica come ad una mistica, sembra invece che si tratti di una vera e propria tecnica agricola…
Certo, l’antroposofia è filosofia, la biodinamica è una tecnica agricola e da indicazioni per lavorare seguendo i ritmi della natura. Bisogna sempre avere razionalità nel proprio lavoro. Il nostro vicino è un contadino, un vero contadino, ce l’ha nel sangue e lavora molto bene. Non conosce la biodinamica, ma conosce i ritmi della natura… Nella traduzione che la vigna, la pianta, fa dalla lingua del terreno all’uva e al bicchiere si c’è qualcosa di spirituale, ma per me è molto importante conoscere i terreni, fare analisi dei terreni e osservare come le piante si adattano ad essi sia con parametri scientifici che intuitivi. Infatti insieme a un piccolo gruppo di produttori, a partire dalla vendemmia 2008 abbiamo iniziato l’attività analitica per la creazione di una banca dati dei profili caratteristici del Sangiovese nei nostri vigneti di Montalcino secondo metodiche scientificamente definite e in collaborazione con un istituto indipendente di analisi e di ricerca. Questo per essere poi in grado di dar garanzia circa l’autenticità e la provenienza dei nostri vini. Senza supporti pubblici e con un grande impegno da parte di tutte le persone che partecipano a questo progetto.
Le pratiche di vigna e cantina di Pian dell’Orino (e dei loro e nostri amici Stella di Campalto e Podere Salicutti) sono splendidamente illustrate sul sito Sangioveseperamico.com
Buona lettura, magari accompagnata da un bicchiere di Brunello di Montalcino vero.