Per prima cosa i ringraziamenti al “Dottore”. Valentino Rossi non c’entra questa volta stiamo parlando di Alfonso Arpino, dei suoi vini, delle vigne centenarie di Tramonti.
Un grazie di cuore per averci donato un rosso 2005, un bianco stessa annata e un rosato 2007. Bianco e rosato sono prodotti in poche centinaia di bottiglie ( che spariscono subito), capita davvero raramente di poter assaggiare questi vini, sopratutto con qualche anno di cantina sulle spalle.
Iniziamo da Tramonti, dalle sue vigne. Agricoltura storica, eroica, di grande tradizione. Agricoltura resistente grazie a uomini come Alfonso. Vigne sospese tra monti Lattari e il golfo Sorrento, vigne di montagna con vista mare.
A Tramonti scordatevi gli impianti moderni pettinati a guyot o cordone speronato, la raggiera fa da padrona, alberi antichi franchi di piede. La riproduzione delle piante viene effettuata per propaggine in modo di preservare il patrimonio genetico, una sorta di tradizionale clonazione dei poveri. Scordatevi i grandi vigneti, gli appezzamenti vitati sono di pochi metri quadrati, divisi da muretti a secco, spesso raggiungibili solo a piedi o con mezzi minuscoli come gli ape car.

Trattamenti spesso fatti a mano, pompa in spalla, potature per forza manuali, vendemmie in casse volenti o nolenti, sfalci dell’erba in vigna con decespugliatore.
Monte di Grazia è una realtà giovane, il primo imbottigliamento come azienda è il 2004. Ma è pure una realtà storica, le vigne di Alfonso Arpino sono di famiglia, parte dell’uva veniva venduta e parte vinificata in casa per il fabbisogno famigliare.
I vitigni impiantati: tintore e piedirosso a bacca rossa, bianca tenera, ginestra e pepella a bacca bianca.
Monte di Grazia Bianco 2005
Paglierino scarico.
Il bicchiere lascia uscire note agrumate limone, pompelmo giallo, mentre la frutta bianca ben presente sulle annate giovani è praticamente scomparsa. D’altra parte il vino non esprime ancora note terziarie evidenti, maq non dovrebbero tardare ad uscire.
La bocca è sostenuta ancora da una acidità elevata, quasi citrina, sapidità e mineralità oggi la fanno da padrone. Lunga, lunghissima vita ancora davanti, mi piacerebbe poter riassaggiare tra 5 anni.
Monte di Grazia Rosso 2005
Il vino che (da giovane) mi ha fatto innamorare di questa piccola realtà.
Rubino nel bicchiere, senza cedimento alcuno.
Al naso il vino si sta lentamente avviando alla maturità, ha limato le asperità giovanili. La spezia la fa da padrona, su un nitido sottofondo di frutta rossa, ancora croccante.
I tannini si son fatti dolci, l’acidità caratteristica del vino è ancora ben avvertibile, ora pienamente integrata. Ritornano in bocca la spezia e la frutta rossa.
Il finale è lungo.
Null’altro da dire che questo 05 sia un grande vino, e tale resterà ancora per parecchi anni.
Un nebbiolo del sud, tra qualche vendemmia potrebbe diventare il barolo della costiera.
Monte di Grazia rosato 2007
Tappo con colatura, bottiglia non al meglio. Non giudicabile.
Concludiamo Ringraziando ancora il “Dottore” e invitandovi a visitare l’azienda e le sue splendide vigne, e, ovviamente a bere questi preziosi vini.