Di Christine Cogez, ideatrice di Vini di Vignaioli.
Christine Cogez alcuni anni fa ha scommesso sull’idea di un salone dei vini naturali italiani e lo ha chiamato Vini di Vignaioli. Dal 2002 ogni anno a inizio novembre a Fornovo (PR) incontriamo diversi produttori, assaggiamo i loro vini, possiamo scambiare informazioni e esperienze. Abbiamo chiesto a Christine di raccontarci la sua esperienza e di darci la sua opinione sui vini naturali italiani oggi. E per tutti l’appuntamento è a Fornovo domenica 2 e lunedì 3 novembre 2008 per Vini di Vignaioli!
Vini di Vignaioli, la prima volta è stata una sfida, un salone non come gli altri dove i vigniaioli potevano vendere i propri vini, parlare con il pubblico, parlare della loro passione con passione, senza vergogna commerciale e con la modestia di cui sono capaci, perché parlano del loro lavoro e del frutto del loro lavoro: il vino.
Questo salonte fu il primo del genere, Criticalwine è arrivato subito dopo e i saloni off di Verona anche; Vini di Vignaioli non era ancora «mediatico», alcuni vignaioli francesi, che ringrazio ancora Mosse, Richaud, Breton, Foillard, Venier, Binner, Leccia, Larmandier, Hubeau… e quelli che dimentico e gli italiani Bera, Cascina Tavjin, Dall’Asta e l’Uccelliera che avevano osato frequentare questo genere di salone con una consulente sconosciuta.
E’ iniziato, tutta la squadra della Proloco di Fornovo con il suo presidente Giuseppe Olari ci ha creduto, mi ha ascoltata con rispetto e attenzione e soprattutto hanno impiegato un’energia enorme per rispondere ai miei «voglio o non voglio». Oggi siamo tutti riuniti attorno a quei valori del primo giorno e sono ancora più forti, siamo ancora più esigenti sui criteri di selezione per far si che il senso delle parole «Vini di natura», «Vini naturali» possa avere un significato reale e una grande risonanza.
Il lavoro che è stato compiuto in questi 5 ultimi anni è considerevole in tutta Italia e le domande che si fanno su questi vini detti Vini naturali, Vini veri, Vini di natura arrivano anche al grande pubblico, gli enotecari, i veri enotecari che vanno ad incontrare i vignaioli per conoscere il loro lavoro nelle vigne e nelle cantine, così come ristoratori scrupolosi che vogliono offrire alla loro clientela dei vini provenienti da agricoltura biologica, biodinamica certificati o no, ma soprattutto dei vini che siano il riflesso di un territorio (termine spesso svilito, purtroppo) nei quali le vigne sboccino. E non si può pretendere di bere un vino d’Alsazia che assomigli a un vino del Friuli o un vino di Toscana che assomigli a un vino bordolese…
I vignaioli sono felici tutti gli anni di partecipare a questo salone «Vini di Vignaioli» per poter scambiare la propria gioia, i loro problemi, le loro scoperte, le loro lotte con gli elementi, il secco o la pioggia, la grandine o il gelo, e anche di far scoprire ad altri vignaioli quello che le uve gli hanno permesso di vinificare. Ed è sempre con fierezza, qualche volta con dubbio, altre volte saprà che il suo vino deve ancora evolversi ma è sempre un arricchimento per tutti i vignaioli questa possibilità di scambio per poter evolvere, nello spirito stesso che soffia su questa manifestazione, che il lavoro di ognuno sia nel rispetto dei suoli e delle uve. Non dimentichiamo mai questa frase presa in presito da Saint Exupery e che lui stesso aveva preso in prestito, credo, da alcune tribù africane: «Noi no eriditiamo la terra dai nostri avi, ma la prendiamo in prestito d ai nostri figili» se il lavoro nella vigna rispetta la terra, se la terra è nutrita, se respira, si riposa in un ambiente naturale, le uve non trasporteranno in cantina i pesticidi che oggi è purtroppo frequente incontrare, lasciamoli alla porta delle cantine e soprattutto lasciamoli nelle loro industrie.
Il vignaiolo non è solo un agricoltore ma anche l’alchimista della trasformazione, è il «vinificatore», l’ «accompagnatore» e non solo il «trasformatore», ci offrirà vini complessi, tutto il contrario di un vino studiato e oggetto di marketing. Ogni territorio donerà il proprio tocco, certi come ad esempio i suoli calcarei doneranno aromi di tartufo, suoli acidi avranno un gusto di terra, di quercia da sughero, di vegetali… e ogni vino sarà l’espressione stessa del lavoro del vignaiolo e non sarà la rappresentazione del concetto industriale, il vino è una materia vivente e nel vino naturale c’è questa nozione di pulito, ben fatto, di non tossico. Come dice Marcel Lapierre ,vignaiolo del Beaujolais: «Il vino naturale non è una dottrina, è un ideale». Il vignaiolo si impegna nella suo percorso per vendemmiare le uve mature, limitare gli additivi ad additivi naturali. Non c’è una strada dottrinaria della vinificazione, c’è quel che viene fatto nel rispetto degli uni verso gli altri.
Quest’anno al salone Vini di vignaioli la tavola rotonda avrà per tema «i lieviti», argomento tabù che ha già fatto scorrere non poco inchiostro e salive, i partecipanti non sono haiatollah, non sono che riflessioni e esperienze che portano attorno a questa tavola rotonda per fare avanzare quelli che esitano e il dialogo è sempre uno dei modi più sani per avanzare e rimettersi in questione. I vignaioli partecianti al salone Vini di Vignaioli si impegnano a rispettare lo spirito di questo salone e tutti gli anni scopriamo i passi da gigante che sono stati fatti per progredire in questa via dei vini «sani», altra definizione che ho potuto leggere.
Non c’è un manifesto per partecipare al salone, ma chiediamo al vignaiolo di rispettare le leggi, bandire l’industria chimica, aspettare la maturità delle uve, rispettare i lieviti indigeni, moderare le quantità di zolfo e rame, non ricorrere agli enzimi e agli additivi, ai conservanti e agli aromi (scrivendo questo rabbrividisco, perché sono tutte cose che vengono fatte!)
In Francia si è iniziato a parlare di vini naturali negli anni Settanta quando uscì il libro di Jules Chauvet L’esprit du vin. Lui è stato un personaggio straordinario, era un vignaiolo di tradizione, ma era anche un chimico che ha studiato il vino e il proprio lavoro sul vino partendo da solide basi scientifiche e dalla domanda: «Perché devo bere un vino cattivo quando posso berlo buono?». Partendo dalla zona del Beaujolais e dal lavoro sul vitigno Gamay in Francia il discorso sui vini naturali si è quindi svilupato da quegli anni lavorando molto sui lieviti. E’ passato molto tempo.
In Italia la strada è stata più breve ma più veloce: dalla prima edizione di Vini di vignaioli che si è svolta nel 2002 si sono fatti enormi passi in avanti. Allora andavo a trovare i vignaioli chiedevo loro se facessero vini naturali e mi guardavano un po’ perplessi… oggi siamo arrivati veramente ad un buon livello anche in Italia. Alcuni mesi fa è stata organizzata una degustazione di vini naturali italiani a Parigi abbiamo assaggiato i vini di diversi vignaioli italiani Cornelissen, PaneVino, la Stoppa, Arianna Occhipinti, Giovanna Morganti, Dario Princic, i Clivi, Marco Sara, Villa Bellini, Cascina Corte, Bera, Cascina degli Ulivi, Angiolino Maule e Camillo Donati. I francesi sono rimasti a bocca aperta per quello che hanno assaggiato, per la bevibilità di questi vini e per gli aromi che esprimevano il rispetto dei territori, hanno sentito la diversità di questi territori e dei vignaioli, questa è una prova del passo che è stato fatto. Quando 7/8 anni fa è stata fatta una degustazione a Parigi con i vini e i vignaioli della Ranaissance des Appellations dunque del mondo intero, c’erano alcuni italiani ma erano pochi. Adesso c’è stata molta ammirazione per il lavoro fatto in pochi anni, la Francia era abituata ai vini tecnici italiani, là hanno scoperto vini di vignaioli.
Quando ho iniziato ad usare la parola vignaiolo per il salone di Fornovo era difficile usarla, mi chiedevano in molti se non si potesse usare la parola viticoltore o agricoltore. Adesso la usano in tanti è una parola che ha un vero senso: il vignaiolo è l’uomo che ricerca sapendo che ogni anno sarà diverso, che ci saranno annate facili e eccellenti, altre con rese piccole come quella di oggi in cui il prodotto sarà buono, ma ce ne sarà poco. Insomma… anche l’Italia ha mosso grandi passi in avanti nella vinificazione naturale del vino e oggi i vini italiani non hanno nulla da invidiare ai vini francesi.
Ringrazio tutti gli espositori di questo salone, quelli che lavorano con le uve per donare l’eccellenza di questo nettare che è il vino, così come tutti gli altri espositori che ci offrono un nutrimento spirituale (i libri) e terrestre, maiale nero, parmigiano, verdure.
Per consultare la lista dei vignaioli presenti non posso che consigliare di visitare il sito www.vinidivignaioli.com dei colpi di cuore e colpi di fulmine ne parleremo dopo gli assaggi al salone 2008…